Sulla Retorica dell’insegnamento.

blablaMia madre, donna molto pratica, mi ha sempre detto «NumeroMatricola, se non vuoi andare all’università a me va bene lo stesso, puoi andare a lavorare, non devi farla per forza».

Ecco, le madri di alcuni professori questa cosa non la hanno mai detta ai loro figli.

Ma, come sempre, andiamo con ordine.

V secolo A.C. 
Grecia, Atene.

Un gruppo di amici hanno una grande passione: parlare.

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Sofisti che si raccontano cose significative

Per quanto io sia profondamente convinta che la retorica sia un’arte nata e affinata al solo scopo di trovare un modo per lasciare la propria ragazza senza farla arrabbiare troppo, devo ammettere che i suoi utilizzi sono piuttosto variegati ed interessanti.

Ho sempre trovato molto affascinante con alcuni termini cambino significato attraverso gli anni e le epoche. Ne è un esempio calzante proprio la parola retorica: letteralmente, l’arte di parlar bene. Quando, in questi tempi di iper-comunicazione, qualcuno viene additato di retorica, l’accezione del termine è ben poco lusinghiera. Retorico è colui che ha il talento di saper rigirare la frittata della conversazione sempre a proprio favore.

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Doge è un evergreen.

Nell’ars Docendi (oggi con la roba imparata al liceo vado superfortissimo) la retorica può essere una qualità o una condanna. C’è il professore che ti fa innamorare; è quel docente che parla così bene che, se solo non fosse così vecchio e brutto,  prenderesti seriamente in considerazione di iniziare una relazione stabile e appassionata con lui. Non importa quanto sia obiettivamente noiosa o difficile la materia che insegna, lui la rende bellissima. Le sue parole sono così perfettamente posizionate e calibrate con l’ironia che porca miseria, che interessante la peste nera!

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Studentesse tipo alla lezione del sopracitato docente

E poi, c’è il professore che cerca di venderti l’aspiratore della Folletto; lui vuole vendere la sua materia e se stesso. Gli piace esprimere luoghi comuni con la premessa che lui li dice con cognizione di causa; è di un aneddotico seccante, tu prendi appunti comunque perché fosse mai che ti dovesse chiedere di quella volta che era alla sagra della ‘nduja e ha incontrato il giardiniere di Umberto Eco. Le sue parole sono ridondanti e ingombranti, il suo tono di voce è dell’uomo vissuto che te (grazie a Dio) non diventerai mai.

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Studenti durante le lezioni della seconda categoria di docente.

Il linguaggio è un argomento molto complesso e importante, determina profondamente il nostro modo di stare al mondo. Bisogna usarlo con cautela, può ferire o rendere felice qualcuno. Può farvi fare una bellissima figura, o una bruttissima figura. Stateci attenti, soprattutto se siete docenti universitari.

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